Cockfighting in Ubud

Sono gli istanti che precedono lo scempio. Sulla zampa priva di rostro viene legata una lama affilata. Come in uno specchio, a un paio di metri di distanza, lo stesso movimento si ripete su un secondo gallo. Attorno, un centinaio di braccia si agitano verso il centro della striminzita arena alla periferia meridionale di Ubud, Bali.
Le grida degli astanti salgono assieme al volume scommesse. Ai lati della carneficina, le mani delle puntate incrociano quelle tatuate degli allibratori. Sulla terra, due uccelli vengono fatti sfidare a morte per la gioia animale della folla. Pochi secondi e un fiotto di sangue si allarga sulle penne bianche. Sotto alla tettoia in lamiera riecheggia un boato di delusione e vittoria, a terra un gallo si contorce nella polvere davanti al suo avversario. In un angolo, veloci e meticolose, due mani armano un’altra zampa ed altre sfogliano mazzette di rupie.
“It’s illegal, but it’s tradition”, chiosa l’uomo al mio fianco.