Giacarta

Il canto del muezzin entra dalla finestra che si affaccia sui palazzi a Nord di Giakarta, a pochi passi dal campanile di una piccola chiesa protestante. In strada, tra i motorini che ingolfano il traffico su Jalan Kyai Tiapa, due bambini chiedono l’elemosina trasportando una statua in stoffa e cartapesta di una divinità induista, appena sopra al ponte che attraversa il West Flood Canal. Sotto, come lastre di ghiaccio sul Don, la corrente trasporta isole di plastica e spazzatura su un fiume talmente torbido da prosciugare la luce del tramonto. Sulla riva, tra palme e un piccolo campo da calcio improvvisato, un uomo attinge acqua con due secchi e torna alla sua baracca. Nell’aria umida che circonda i cartelloni pubblicitari di Samsung, Apple e Oppo aleggiano fuliggine e sorrisi, l’odore inconfondibile del Durian e i vapori speziati che escono dalle cucine dei Warung. Il primo colpo d’occhio della capitale indonesiana è tutto qui.

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