Il giorno della Letizia

A Giakarta, per puro caso, ho assistito all’olocausto che si compie per l’Idhul Adha, il momento del pellegrinaggio alla Mecca nonché “giorno della letizia” per tutti i musulmani del mondo. Celebra il passo della Genesi in cui Abramo, in un atto di totale sottomissione a Dio, fu sul punto di far fuori il povero Isacco. Dal momento che il sangue è sacro e dunque non commestibile, bovini e ovini (all’occorrenza anche cammelli) vanno scannati secondo le impietose indicazioni divine. Significa che, dall’alba al tramonto, nelle moschee – o nella strada sotto al proprio albergo – si possa incappare nella decapitazione di una mucca. In realtà, di decine di migliaia di mucche, tori, capre, caproni e pecore. In tutta la città le litanie degli Imam e l’odore ferroso del plasma si impastano nell’aria umida e calda assieme a muggiti e belati disperati. Rivoli cremisi scorrono nei tombini e sacchi di scarti animali si accumulano tra i bidoni della spazzatura.
Nel quartiere povero a Nord della città vecchia, sulle verande delle baracche e nei cortili delle discariche, fioriscono barbecue di ogni forma e dimensione. I cortili delle strutture religiose si trasformano in macelli a cielo aperto in cui decine di volontari accèttano, sfilettano e suddividono tonnellate di carne. Sono tutti molto entusiasti nel condividere la loro festività e non mancano occasioni per bere un caffè col macellaio di turno: uno ricoperto di sangue racconta che, nella sola piccola moschea del suo quartiere, sacrificheranno 15 bovini e 53 ovini. Un terzo di quella carne finirà a chi non se la può permettere e lui, ça va sans dire, ne va molto fiero. Per l’occasione, musei e uffici pubblici rimangono chiusi. L’intera Giakarta, 28 milioni di abitanti per 660 chilometri quadrati, affonda nel giorno della letizia.